- L'operaio è alienato dal prodotto del suo lavoro, perché produce beni senza che gli appartengano (infatti sono di proprietà del capitalista) e si trova, anzi, in una condizione di dipendenza rispetto ad essi;
- L'operaio è alienato dalla propria attività, perché non produce per sé stesso, ma per un altro (il capitalista); il lavoro dell'operaio non è libero come quello dell'artigiano né fantasioso, ma costrittivo: si svolge infatti in un determinato periodo di tempo, stabilito da altri (il capitalista).
- L'operaio è alienato dalla sua stessa essenza (Wesen), poiché il suo non è un lavoro costruttivo, libero e universale, bensì forzato, ripetitivo e unilaterale (Marx paragona l'operaio al Sisifo della mitologia greca);
- L'operaio è alienato dal suo prossimo, cioè dal capitalista, che lo tratta come un mezzo da sfruttare per incrementare il profitto e ciò determina un rapporto conflittuale. Da un punto di vista più ampio, l'economia capitalistica traduce il rapporto tra le persone in modi di sfruttamento.
Addio Guangdong e addio operai, scocca l’ora dei robot di Chongqing.